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È la persona intelligente ad aver generato quella stupida, o viceversa?

Aggiornamento: 17 apr 2019


È la persona intelligente ad aver generato quella stupida o viceversa?
L'Asino a Scuola - Peter Bruegel (1556)

È piuttosto rilevabile, e sotto gli occhi di tutti, quanto spesso un individuo - singolarmente o in gruppo - sia in grado di generare pensieri e azioni prive di senso logico, senza parlare di quello morale.


A fronte di quantità ingenti di stupidaggini, confezionate da chi ne annovera un gran numero nelle proprie azioni quotidiane, la considerazione che esistano persone stupide dietro ad azioni stupide deve quanto meno porci qualche interrogativo.

Qualcuno aberra alcune azioni considerandole compiute da persone cattive: le guerre, le stragi, le violenze in genere.

Qualcun altro, come il grande comunicatore P. Watzlavick, sosteneva invece che “non esistono persone cattive, ma solo ignoranti”.

Per quanto mi riguarda, la tesi dell'austriaco naturalizzato americano è ancora del tutto interessante.


L'unico dubbio che continua ad attanagliarmi è che oggi, più che mai, i mezzi di comunicazione dovrebbero essere alla portata di tutti (mai come ora è d'obbligo il condizionale).


Come si giustifica ancora l'ignoranza diffusa?

Forse la Terra è abitata da persone cattive, forse da persone ignoranti, o forse semplicemente da persone stupide.

Così come accade nel mondo “automotive”, in cui nuovi modelli di auto vengono costruiti attribuendo loro vecchi nomi, caratterizzandole con il valore di eternità, allo stesso modo ho dato luce al sempreverde termine “stupido”. Non mi riferisco certo ad una condizione di mancata abilità, piuttosto ad una condizione di insensibilità sul piano materiale e morale.

Non è l'aggettivo a preoccuparmi, piuttosto il sostantivo: lo stupido è chi sa di esserlo, ma non se ne interessa!


In un precedente articolo avevamo analizzato l'effetto Dunning-Kruger, in cui si affermava che l'ignorante, essendo insensibile alla conoscenza della propria condizione privativa, non avrebbe fatto nulla per cambiarla.

Allo stesso modo questa analisi non interesserà di certo lo stupido, in quanto insensibile, e con la stessa noncuranza non farà nulla per smettere di essere stupido.


Scopri di più -> Saper essere ignoranti: un obiettivo raffinato


Però non esiste prova solo dell'esistenza degli stupidi, ma anche quella dell'esistenza di persone intelligenti, sebbene la sensazione è che siano la minoranza.


Qualcuno si appresta, anche con insistenza, a fare cose sensate e logiche, alcuni anche dall'alto valore morale: immagino un lampedusano che si tuffa in mare per salvare la vita di uno sconosciuto o le piazze gremite da un milione e mezzo di giovani, e giovanissimi, studenti in nome della difesa dell'ambiente, non più tardi di qualche settimana fa.


Allora siamo daccapo! Torno per un momento alla mia pretestuosa domanda di inizio.

Se ci sono evidenze dell'esistenza di persone intelligenti e di persone stupide, chi ha generato chi?

Come fa una persona intelligente a generarne una stupida? Forse qualcosa è andato storto.

E anche quando avviene il contrario, cioè la stupida genera quella intelligente, il che potrebbe risultare un successo, lo stupido non ne coglierebbe il vantaggio: proprio perché non ne avrebbe consapevolezza.


Ma forse la discussione dovrebbe avere un altro tipo di cittadinanza. Forse il “fare” e “l'essere” sono due facce di una stessa medaglia.

Nella nota scuola americana fondata da E. Berne - l'Analisi Transazionale - valutare l'essere di una persona equivale ad un riconoscimento, una carezza incondizionata e per tanto non offre, all'interlocutore giudicato, alcuna possibilità di scampo: se sei stupido, sei stupido.

E in quanto essere non puoi farci nulla.


Esattamente come se sei bianco o sei nero (non credo alle valutazioni cromatiche per le persone, ma è utile all'esempio) non puoi farci nulla: sei così!


Per tanto le carezze incondizionate hanno un impatto - e un valore - maggiore, sia che si tratti di una valutazione negativa, sia si tratti di una positiva.

Differentemente, la carezza “condizionata” ha tutta un'altra musica. Se il parametro corrisponde all'affermazione: «hai “fatto” una stupidaggine!», il discorso cambia notevolmente.

Aver fatto una stupidaggine può significare, per la persona che riceve questo tipo di critica, che domani potrebbe non rifarla, proprio perché ha imparato, comprendendone la natura, dai propri errori.

Immaginiamo quanto danni potremmo fare, in veste di genitori, dicendo hai nostri figli: «sei una persona sbagliata!», piuttosto che: «hai fatto una cosa sbagliata!».


Alla fine di questa breve riflessione, se mi fosse concesso, vorrei allora modificare la mia domanda:

Perché alcune persone non comprendono la natura - e quella altrui, ben documentata - dei propri errori, continuando a partorire enormi stupidaggini nel mondo?




DOMENICO DE ANGELIS




Tag: counselor, counseling, analisi transazionale, Paul Watzlawick, Eric Berne

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