Stiamo diventando veri terrapiattisti

La Storia, si sa, la scrivono i vincitori. E dal punto di vista delle culture dominanti è indubbio che il modello occidentale, soprattutto se visto e commentato dall’interno, è sempre stato considerato come quello di riferimento. Anzi, diciamo che le culture extraeuropee in passato sono state considerate come sub-culture. La Storia siamo sempre stati noi, le altre culture sono esotiche, interessanti, affascinanti, misteriose, ma “altro” rispetto alla “realtà”.
Gli studi antropologici hanno ridimensionato e messo in una prospettiva diversa e più equilibrata l’eurocentrismo. Si è scoperto che popoli diversi hanno effettivamente concezioni molto differenti del mondo che impattano anche su concetti largamente ritenuti (se tralasciamo la fisica relativista e, non parliamone neanche, quantistica) scontati, come il tempo e lo spazio. Ad esempio alcuni popolazioni aborigene australiane avevano 28 indicatori spaziali, rispetto ai quattro punti cardinali usati in Occidente.
Noi siamo abituati a considerare il tempo in termini numeri: secondi, minuti, ore, giorni… anni. In altre culture fino ad oggi non solo il calcolo, ma anche la rilevanza di queste numerazioni è stata considerata insignificante, rispetto a una visione della vita scandita da altro: eventi, pianeti, divinità.
Le mappe cognitive del mondo, hanno scoperto gli antropologi e gli esperti di psicologia cognitiva, sono infinite.
Ma tutto ciò sta cambiando: il modello occidentale, in un’epoca dove internet ha invaso il pianeta, anche nei luoghi fino a poco tempo fa inaccessibili, sta schiacciando tutto, e le diverse culture si stanno rapidamente assuefando al modello dominante. Non si usano più i tradizionali riferimenti geografici ma i GPS, il tempo si misura con gli smartphone... in poche parole, stiamo diventando veramente “terrapiattisti”.
Una grossa perdita per tutti.
(estratto da qui)